Polvere alla polvere…verità o falso storico?

L’antico adagio riportato nelle sacre scritture del cattolicesimo lasciava intendere proprio in questo passaggio che tutto ha avuto inizio dalla polvere e tutto ci tornerà.

Il discorso sottinteso, a seconda di come lo si vuole interpretare e da che punto di vista si osservi, si riferisce alle nostre effimere ed umane esistenze, ma analizzando meglio, anche alla traiettoria evolutiva del nostro pianeta terra.

Polvere (terra) come inizio della vita e come fine della stessa?

Oggi mi guardo attorno, ed invece, mi pare di intuire che sia un altro il fattore che determina, in maniera assai più significativa, le nostre vite: l’acqua.

Infatti, la carenza di acqua crea conseguenze importanti per il continuo dell’esistenza del pianeta come lo conosciamo, così come al contrario, l’eccesso della stessa, genera sconvolgimento nel paesaggio naturale, all’interno del quale gli esseri umani hanno edificato le loro città (più o meno saggiamente).

Non sarebbe forse meglio allora ritenere l’acqua, anziché la terra, come incipit primordiale senza il quale la vita non potrebbe essere?

Fattori climatici su scala globale stanno ridisegnando confini geografici, architetture naturali e artificiali ma anche i progetti futuri dell’umanità intera, infatti, se da un lato l’innalzamento delle temperature, con il conseguente aumento del livello degli oceani determinerà una perdita di superficie terrestre, dall’altro molte regioni temperate tenderanno alla desertificazione, ed alla perdita di forme di vita dipendenti dall’acqua.

Dovremo quindi riconsiderare il nostro approccio all’acqua in generale, individuare modi differenti  di attuare, per ottimizzare l’utilizzo di una risorsa che, improvvisamente, non ci appare più così infinita.

Ma quali sono dunque le azioni, piccole e grandi, che un semplice Giardiniere sensibile, può mettere in pratica affinché la sua impronta ecologica risulti determinante per la causa del consumo coscienzioso dell’acqua?

Immagino che molti di voi (molti…si, lo ammetto, sono un inguaribile ottimista quando penso di avere una vasta platea di lettori), staranno pensando ad un accumulo in una cisterna  delle acque meteoriche per bagnare le piante del vs amato Giardino.

E qui casca l’asino! Come soleva dire Bonolis durante i suoi divertentissimi show televisivi.

Casca l’asino perché purtroppo, se questo accumulo ha degli scopi principalmente economici è di certo fallimentare (a meno di non poter accumulare diverse decine di migliaia di litri, la qual cosa prevederebbe una cisterna più grande della vs abitazione probabilmente) e vi spiego a grandi linee perché: ipotizzando di dover irrigare una superficie a tappeto erboso di 500 mq, il consumo medio giornaliero in litri d’acqua nel nord Italia sarebbe di 2500.

Quindi, in assenza di precipitazioni, ogni giorno avreste bisogno di 2500 lt di acqua per irrigazione. Ipotizzando che voi abbiate interrato una cisterna da 10000 litri (non è gigantesca ma nemmeno sta in un fazzoletto) potreste irrigare per 4 giorni prima di restare in secca.
Un costo indicativo per acquisto cisterna, pompa e gruppo di controllo, scavi e posa in opera, può variare dai 5 agli 8000 euro. È facile capire che per ammortizzare una spesa simile passeranno anni, rendendo la questione economica trascurabile, se non addirittura controproducente.

Se invece ci state pensando solo per una questione ecologica, allora tutto diventa possibile, ed ogni litro di acqua risparmiato è prezioso e va tutelato. E il mondo intero ringrazia!

Oltre a questo tipo di risparmio idrico, un modo per fare la differenza è progettare o ripensare i vostri nuovi spazi verdi, mettendo a dimora piante che richiedano meno quantità di acqua per sopravvivere.

Del resto, se ci soffermiamo un pochino a pensare constateremo che fino a non molti anni or sono Tamerici, Gardenie, Oleandri, Gaura, Osmanthus fragrans, Ulivi e Melograni, erano considerati inadatti alle regioni del nord Italia subalpino, oggi invece, complici inquinamento e riscaldamento generale, sono piante adattate ai nostri climi (anche se continuano a temere inverni freddi ed umidi).

Un altro grande passo che possiamo compiere verso una gestione più razionale e consapevole della risorsa acqua è quella di ripensare al concetto di tappeto erboso (che abbiamo già trattato in questo articolo).

Questo tipo di coltivazione, a mio personale giudizio, oggigiorno è concettualmente insostenibile, per molti motivi: economici, ambientali, di tempo.

  • Economici: il costo in termini di costi energetici e di denaro per produrre e trasportare concimi e fitosanitari necessari a garantire un aspetto sano e verde del tappeto erboso sono assolutamente sproporzionati rispetto al costo della vita media italiana.
  • Ambientali: il tappeto erboso, come già detto, richiede moltissima acqua per poter performare ad alti livelli; l’utilizzo di fitofarmaci non selettivi, inoltre, troppo spesso danneggia la micro e macroflora e fauna presenti nel terreno o nelle vicinanze del prato trattato.
  • In ultimo, ancora troppi sono i motori endotermici impiegati per rasare, trattare, operare sui tappeti erbosi del nostro pianeta generando di conseguenza consumo di idrocarburi ed inquinamento generale dell’aria.
  • Tempo: La cura di un tappeto erboso di alta qualità prevede moltissimo impegno tecnico e di manodopera, persino in presenza di robot rasaerba, requisendo, di fatto, la maggior parte del Vs tempo dedicato al verde, tempo che si potrebbe invece convogliare in molte altre attività in Giardino. (probabilmente più soddisfacenti in termini di biodiversità)

Non temete però! Infatti esistono soluzioni alternative al tappeto erboso come siamo abituati a pensarlo; dobbiamo prima venirne a conoscenza, poi valutarle e infine scegliere quella più adatta alle nostre esigenze.

La prima e più semplice: concimare il prato nei periodi opportuni con sostanza organica naturale, possibilmente a km zero, (deiezioni secche avicole, equini e bovine andranno benissimo), gestire l’irrigazione con consapevolezza ed attenzione (bagnare meno spesso e meglio).

Imparare a convivere con alcuni tipi di infestanti con i quali non è possibile averla vinta e rendere invece la vita difficile agronomicamente a quelli che posso contenere con un certo successo.

Avremo un prato meno omogeneo certamente, ma più sano, sostenibile e ricco di vita (e ugualmente fruibile da parte di animali e persone, anzi di più).

Un altro piccolo stratagemma per valorizzare l’acqua che cade nel nostro giardino è quella di creare delle zone umide.

Vi starete chiedendo cosa siano le zone umide?

Sono delle porzioni di territorio dove le condizioni di evapotraspirazione sono spesso inferiori rispetto al resto del contesto circostante ed il terreno generalmente è più ricco d’acqua.

Possono essere umide per una esposizione al sole poco felice e quindi in ombra, oppure perché si trovano in un avvallamento nel quale naturalmente confluiscono le acque di superficie oppure perché il substrato non è drenante e trattiene più acqua prima di drenare.

Se già avete una di queste zone in giardino non dovrete fare altro che valorizzarla e accentuarne le caratteristiche, magari indirizzandovi lo scarico dei pluviali attraverso un ruscello di ciottoli realizzato ad arte, contornato da arbusti ed erbacee perenni adatte al contesto. Questa pratica agronomica viene definita rainscaping.

Rainscaping

Se già non avete una zona umida naturale potrete sempre crearla, realizzando una lieve depressione nel terreno, magari interrando un telo con qualche piccolo foro, in modo che trattenga l’acqua ma non diventi un ‘acquitrino oppure creando un raingarden, dove convogliare l’acqua e lasciarla laminare (filtrare nel terreno) lentamente in un fosso riempito di materiale inerte drenante.

Raingarden

Questo tipo di allestimenti vi permetterà di godere di un luogo ricco di vita in giardino; infatti,  libellule, farfalle, lucciole, passeri, ricci, rane, coleotteri e lucertole diventeranno ospiti ricorrenti del vostro biotopo, a tutto vantaggio della biodiversità dell’ecosistema e l’acqua che ci avrete indirizzato tornerà ad alimentare la falda anziché intasare i tombini, creando difficoltà al sistema fognario urbano, troppo spesso sottodimensionato per affrontare i temporali che con sempre maggior frequenza si rovesciano sulle nostre città.

Ma portando la questione su più vasta scala è facile comprendere come una corretta e lungimirante gestione delle acque di superficie sia imprescindibile, a livello privato quanto pubblico, sia in ottica di siccità quanto di alluvione.

Ciò che si evince da quanto ci sta accadendo intorno è che, come razza umana, non siamo sinergici all’ecosistema del quale siamo solamente un tassello (non indispensabile peraltro) ma lo condizioniamo in maniera abnorme e quindi poi ne subiamo le conseguenze, molto spesso catastrofiche.

Ciò che possiamo e dobbiamo fare per la nostra salute ed incolumità, ma più ancora per quella delle generazioni future, è cambiare approccio e metodo di pensiero, prima che sia troppo tardi per invertire la rotta.

L’acqua è la sostanza da cui traggono origine tutte le cose; la sua scorrevolezza spiega anche i mutamenti delle cose stesse. Questa concezione deriva dalla constatazione che animali e piante si nutrono di umidità, che gli alimenti sono ricchi di succhi e che gli esseri viventi si disseccano dopo la morte.
Talete

Credits
Raingarden: 12,000 Rain Gardens
Rainscaping: Twotwentyone