Luglio col bene che ti voglio…
(sì, ma se penso al mio prato anche un po’ meno)
Ogni anno, smaltita l’indigestione vegetativa della primavera, nella quale abbiamo piantato, seminato, coltivato con previsione, pazienza e dedizione, riponendo nel terreno tanta speranza di bellezza futura e buon raccolto assieme a bulbi, radici, semenza e fertilizzanti, si entra quindi carichissimi nella stagione estiva, ma poi puntualmente molte di queste speranze vengono disattese, svilite e stroncate dalla calura eccessiva di luglio e agosto.
I nostri teneri virgulti, che sino all’accomodante giugno mostravano fogliame turgido, di un verde intenso e carnoso, steli carichi di boccioli pronti a schiudersi, erano la vivida promessa di una coloratissima estate in giardino… Ma poi, passato il solstizio d’estate, ci ritroviamo a contemplare prati a chiazze, manco fossero il manto di un leopardo, roseti in affanno e preda di ruggini e afidi, cuscini di perenni sbattute e sbiancate da un irraggiamento solare troppo intenso, alberature decorate da fogliame giallo in un anacronistico autunno, e un tripudio di infestanti macroterme che si trastullano col solleone, crescendo allegramente negli orti, nelle fioriere e nei tappeti erbosi sotto il sole impietoso di luglio.

Cosa fare quindi per non farci trovare impreparati e riuscire ad affrontare i mesi più complessi dal punto di vista dell’irrigazione e del sostegno alle nostre piante, che sono intente a profondere il massimo del loro sviluppo vegetativo?
Un po’ di prevenzione, più cura e attenzione alla gestione dell’acqua in giardino potranno venirvi incontro, mitigando gli effetti indesiderati dell’afa estiva, del secco eccessivo e delle avversità menzionate sopra.
Innanzitutto, occupiamoci delle radici. Come ho già avuto modo di scrivere in passato, un apparato radicale nutrito, ben sviluppato e profondo, all’interno di un substrato ricco di vita, sarà in grado di affrontare le difficoltà con maggiore slancio ed efficacia.
Quindi, a primavera (o meglio ancora, in autunno appena prima del gelo invernale) apportate molta sostanza organica nel vostro terreno, incorporatela nello stesso, aggiungete compost di qualità per garantire scambi gassosi e un habitat ideale alla microflora batterica necessaria alla rizosfera (la porzione di substrato interessata dalle radici).

Veniamo ora alla questione dell’apporto idrico, frangente fondamentale per un sano sviluppo delle nostre coltivazioni, siano esse orticole o ornamentali.
Non bagnate sul bagnato!
Spesso si imposta un impianto di irrigazione automatizzato ad aprile e non lo si controlla più fino al momento di chiuderlo prima dell’inverno. Non va bene! Se vi avvalete di un impianto automatico, utilizzate sensori pioggia o sensori di umidità del terreno per inibire la partenza dell’impianto in presenza di piogge o di umidità alta nel terreno. Questo impedirà in primis uno spreco di preziosa acqua e, in seconda battuta, eviterà un ristagno attorno agli apparati radicali che, in casi prolungati, può trasformarsi in asfissia radicale e nel deperimento della pianta.
Meglio bagnare una o due volte a settimana, ma in maniera approfondita: l’acqua dell’irrigazione dovrebbe penetrare nel terreno per almeno 15-20 cm, stimolando un approfondimento delle radici e favorendo la resistenza della pianta alla siccità.
Non si bagna alla sera!
Ogni volta che parlo con un cliente, mi dice che per scrupolo bagna solo la sera per evitare scottature. Errore comune.
È preferibile irrigare la mattina presto, per evitare che l’acqua resti sul fogliame tutta la notte, a tutto vantaggio della proliferazione fungina.
Non utilizzate acqua troppo calcarea
Se possibile, non utilizzate acqua troppo calcarea: la migliore è quella piovana, se avete modo di accumularla, oppure quella di pozzo o di un ruscello che passa nella vostra proprietà. Inoltre, è buona norma non irrigare con acqua gelata, soprattutto le piante tropicali o da interno, che mal sopportano questo genere di stress.

Tagli settimanali e con un’altezza maggiore
Il tappeto erboso, se in salute, si taglia settimanalmente e, soprattutto in estate, si alza l’altezza del taglio, 6 cm sono una buona misura, per favorire una migliore fotosintesi e fornire più ombra al terreno che quindi perderà meno acqua, aiutando di fatto il prato che generalmente soffre molto il caldo estivo. Anche sul tappeto erboso meglio irrigare tanto in poche occasioni e sempre la mattina presto, calcolate che un apporto corretto è di circa 10 mm di acqua per metro quadro.

Quindi non facciamoci scoraggiare, ma pensandoci per tempo possiamo aiutare la nostra vegetazione a superare i mesi più caldi in attesa della ripartenza di settembre quando complice l’abbassamento delle temperature, il Giardino tornerà a vegetare e prodursi nelle sue ultime fioriture e manifestazioni di colore e interesse come le spighe dei Miscanthus, i cuscini impareggiabili degli Aster le corolle di Sedum matrona vireranno al rosa per accompagnarci fino al gelo.
“Il sole di luglio è un grande artista: sa far fiorire e sa far seccare.” Anonimo